Sulla scia del patetico Renzi che non dice “riforma del lavoro” ma “job act”, i servi delle tv si scatenano. Non c’è più l'”allenatore” ma il “coach”. La patetica “scuola estiva” dei partiti è nobilitate dal termine “summer school”. Il vecchio “conto alla rovescia” è sempre un “countdown”. Nessuno dice più “tendenza” ma “trend”. Il popolo dice ancora “preventivo”, ma in tv si preferisce “budget”. Le imprese non hanno più un “marchio”, ma solo un “brand”. Le migliori non hanno più “attività o beni”, ma “assets”. Solo gli intaliani normali dicono ancora “episodi salienti”: i geni della tv dicono “highlights”. Il retropalco non c’è più: in tv c’è solo il “backstage”. Il popolo chiama ancora “rivista, settimanale, mensile” quello che i burini della tv chiamano “magazine”. IN tv non esistono “campi di tennis al coperto” ma “campi indoor”.