Merito o emozioni?

Si aggirano fra tutte le reti diversi cosiddetti “talent show”, alcuni addirittura basati sullo sfruttamento dei minori. Sono praticamente uguali (sono tutti nipotini del vecchio “La corrida”) per cui non si capisce perchè hanno nomi diversi. Ma tant’è. La filosofia enunciata da questi è la ricerca del “valore”, del “talento”, della “voce”, cioè il trionfo del merito al posto della classica raccomandazione. Lo svolgimento e le finali di questi “talent” tuttavia, sono la prova provata che la commozione, la pietà, la lacrima, la sventura valgono molto di più del talento.
Se ha un qualche handicap, vai di sicuro in finale. Se sei orfano, ex tossico, immigrato, vai tranquillo in finale. Se ti presenti con un bimbo (figlio, nipote, paziente) è fatta: vai in finale. Se proprio non hai nessuna di queste qualità, prova a dire che fai l’infermiera di malati terminali, l’educatore di bambini affetti da malattie rare, il volontario in uno dei disastri italici: forse vai in finale.
Se sei uno qualsiasi, hai avuto un’infanzia normale, fai il geometra e non hai figli non importa che tu sia bravo: non vincerai mai.