ABBONDANZA
E PLURALITA'
Gruppo
e rete a confronto nell'emergere della soggettività e dello
sviluppo della psicologia-psichica del lavoro futura.
Possiamo iniziare un discorso sul futuro della psicologia-psichica
del lavoro affermando che non c'è nulla di nuovo sotto
il sole. Ovvero occorre che tutto cambi perchè nulla cambi.
Ciononostante il mondo va avanti con modalità cicliche.
E le nostre percezioni lo seguono con un certo distacco. Così
il conflitto tra sé ed altri nella storia dell'umanità
prende vesti continuamente nuove, pur rimanendo sostanzialmente
lo stesso. In effetti siamo usciti dal secolo del collettivo e'
siamo entrati nel secolo del virtuale. Ci sembra di aver conquistato
lo spazio e di potere conquistare il tempo. La pluralità
caratterizza sempre di più la soggettività e per
questo la psicologia, scienza della soggettività, stenta
a comprendere e influenzare questa doppia natura collettiva dello
psichico. Il soggetto collettivo rappresenta l'edizione aggiornata
dell'idea di confitto tra sè ed altri che Freud aveva chiamato
superego e che altri hanno spiegato con modelli dualistici spesso
incapaci di rendere la vera natura del sociale. Caratteristico
a questo riguardo è il caso del comportamento di rete,
dell'apprendimento di rete, della mentalità "ricorsiva"
di rete, in cui l'io permane soggetto e gli altri si disperdono
tra livelli di coppia, gruppo, organizzazione, comunità
e virtualità. Se ne è parlato molto negli ultimi
tempi, ma non si è sottolineato sufficientemente il concetto
per cui un modello di rete ha bisogno di una psiche abbondante.
Quindi di una psicologia dell'abbondanza e del benessere, quella
che ultimamente si comincia a definire come "psichica".
Il modello di rete è un modello abbondante. Ciò
vuol dire che il comportamento di rete richiede una mentalità,
una psiche, una modellistica, un dispositivo mentale specifico,
benestante ed abbondante. Quindi una pluralità psichica
di base.
Questa pluralità psichica di base, altrimenti definibile
come abbondanza è ciò che caratterizza la trasformazione
delle società basate sulla povertà e sulla scarsità
di risorse in società basate sulla loro ricchezza ed abbondanza.
Una pluralità oggi vuol dire innanzi tutto che lo sviluppo
del benessere degli uomini passa attraverso al doppio equilibrio
dinamico tra abbondanza e scarsità. Il conflitto tra sé
e gli altri diventa prima il conflitto tra individuo e gruppo
e successivamente quello tra abbondanza e scarsità. L'abbondanza
è simbolicamente plurale ed i legami simbolici esistenti
tra gruppo, abbondanza e pluralità sono plurali, tanto
che possiamo immaginare il rapporto tra pluralità ed abbondanza
come un legame stretto tra fattori della cultura di benessere,
che si dovrebbero considerare perciò come il punto di partenza
di ogni mentalità di rete. D'altronde sembra essere intuitivo
che il più è più abbondante del meno e che
il meno è più scarso del più. Il gruppo è
più abbondante dell'individuo e 'individuo è più
scarso del gruppo. Ciò sembra ovvio, ma ovvio non è
tanto che porta ad impossibili decisioni, a contraddizioni difficili
ed a conflitti quasi costanti tra benestatnti e malestanti, tra
ricchi e poveri, tra gruppo ed individuo, tra appartenenza e solitudine,
tra laicità e sacralità e via dicendo.
Tale conflitto richiede una mentalità dualistica e di specifica
qualità. Il conflitto individuo/gruppo e scarsità/abbondanza.
Ma questa constatazione porta con sé alcune importanti
conseguenze. Possiamo così cominciare dall'ipotesi per
cui un modello confllittuale e dualistico (della doppia verità,
del doppio gioco, del doppio canale di comunicazione, ecc.), sia
preferibile nelle analisi "abbondanti" della realtà
sociale, mentre un modello più tradizionalmente unitario
(dell'unica verità-gioco-canale) sia invece preferibile
nelle analisi "scarse" della stessa realtà. L'abbondanza
va quindi d'accordo con la pluralità-gruppo, mentre la
scarsità va d'accordo con la singolarità-individuo.
Abbondanza e scarsità sono peraltro da considerare opzioni
soggettive, del tutto disconnesse dalle condizioni obbiettive
esistenti. Ridurre perciò l'abbondanza, significa perciò
"scarsificare", ed oggi questo processo sta acquisendo
importanza particolare specie se diventa il motivo dell'analisi
della riduzione dell'abbondanza e diventa così un processo
che possiamo appunto definire di "scarsificazione".
La psicologia è stata sinora scarsificante, la psichica
sarà moltiplicante.
Il contrario
della scarsificazione, tipica della società povera, si
chiama "moltiplicazione" e storicamente gli uomini si
sono intensamente dedicati a meccanismi ed azioni "moltiplicatorie"
(come per es.il denaro). Ma tale funzione moltiplicatoria è
stata limitata a piccolissime frange della società che
ha tenuto sempre fuori dai processi di mloltiplicazione delle
risorse la stragrande maggioranza della società. Una delle
cose essenziali che ogni potere ha preteso controllare è
stata quella di gestire in proprio i processi di moltiplicazione
delle risorse. Il battere moneta e l'assegnare la terra, il terrore
per ottenere obbedienza e il diritto di vita e di morte, la fissità
sulla terra come servitù della gleba e l'al di là
della morte come vita eterna sono tutte dimensioni moltiplicatorie
che il potere non ha mai voluto cedere. Il conflitto tra scarsificazione-rarefazione
e moltiplicazione-produzione è perciò sempre stato
doppio, se si considera la funzione della scarsità nel
mantenimento del potere. Il punto di vista dei "potenti"
non ha mai conciso con quello dei "potuti". La cultura
risente di una tale origine conflittuale del benessere e della
ricchezza. Così si cerca l'abbondanza ma la si rifiuta
per paura del potere altrui. Così si conbatte la scarsità,
ma la si produce per attaccamento al nostro potere-privilegio
basato sulla debolezza altrui. Perchè doppia è l'origine
e doppia è in ogni singolo punto la percezione di chi vuole
comprendere ed conseguentemente operare alla ricerca del benessere.
Il potere nostro e la debolezza altrui porta alla distinzione
tra bisogni e desideri. I bisogni sono più "pesanti"
dei desideri i quali sono più "leggeri". Perchè
i bisogni sono più soggetti a frustrazione ed i desideri
invece sono più facilmente soddisfacibili. La dualità
motivazionale si colloca infatti qui tra l'abbondanza dei desideri
e la scarsificazione degli stessi. Tutti noi abbiamo paura dei
nostri desideri. Ed allora come possiamo incentivare la motivazione
senza correre il rischio dello scoppio dei desideri? Possiamo
chiedere ai soggetti di interessarsi alle cose e poi di controllare
questi loro interessi entro "certi" limiti? Se per esempio
chiediamo ai lavoratori di pensare come possiamo pretendere che
loro non pensino quello che vogliono? Come possiamo incentivare
la motivazione al lavoro scarsificandola e rendendola pregevole
solo perchè scarsa? Come possiamo produrre lavoro e renderlo
abbondante se il suo valore dipende dalla sua scarsità
e dalla conseguente necessaria disoccupazione? Possiamo aumentare
la motivazione senza deprezzarla perchè abbondante ed incentivata,
senza distruggerla nel tentativo di renderla scarsa e quindi pregevole
solo in quanto difficile e disincentivata?
La condizione
di rete, essendo moltiplicatoria, tende ad essere abbondante:
ed allora come può aumentare il suo valore? Se il valore
è determinato dalla scarsità, almeno nella società
scarsa da cui proveniamo, come si può lanciare l'abbondanza
mediante la scarsità? Questo paradosso tende a bloccare
lo sviluppo psichico ed economico delle società in trasformazione
ed a rigettarle nelle bracca delle classi potenti e scarsificanti
i beni altrui per poter aumetare quelli propri. Eppure paradossalmente
la rete propone un valore basato sull'abbondanza e non sulla scarsità.
E così facendo stravolge sia la costante abitudine del
potere vigente e scarsificante, sia dimostra l'utilità
del pensiero duale che proclama la scarsità e pratica l'abbondanza
come valori. E' allora davvero necessaria la scarsificazione per
la produzione della ricchezza? E' evidente come la mentalità
di rete dia delle risposte precise a queste domande e come il
significato ricorsivo, an-autoritario e plurale della rete ne
fa un concetto rivoluzionario, amatissimo e temutissimo dal potere
che formalmente non può più vietarla, ma che di
fatto la ostacola continuamente.
La funzione della scarsità è stata fondamentale
negli ultimi millenni. Gli scarsificatori tradizionali (politici,
sacerdoti, scienziati, ecc.) ci hanno continuamente proposto nuove
forme di scarsità. Siamo da millenni abituati all'idea
di risorsa scarsa, tanto da affermare che il valore di una qualsiasi
merce è inversamente proporzionale alla sua quantità.
L'economia é stata per questo definita spesso come la scienza
che studia i beni scarsi, ovvero la scienza del valore. Ed é
anche stato detto che il valore di un oggetto dipende dalla relazione
che questo oggetto ha con una persona. Il valore della persona
viene spesso infatti attribuito alle cose. Possiamo chiamare questo
fenomeno "effetto reliquia", essendo la reliquia un
oggetto che riceve valore sacro dalle relazioni con persone rilevanti
cui vengono attribuiti gli oggetti. La reliquia infatti, avendo
una relazione con un santo, esprime la santità ed ha un
valore simbolico elevato: il valore di una relazione di una persona
con un oggetto determina il valore di questo oggetto: questo é
il parere dell'economista Slomo Maital, dell'Università
di Tel Aviv. L'effetto reliquia vale per tutti i beni scarsi,
perchè basato sulla scarsità del personaggio guida,
dalla cui relazione col bene, dipende il valore del bene stesso,
che è socialmente pregevole perchè poco disponibile.
Vale anche per la rete l'effetto reliquia?
Tre tabù
hanno contraddistinto la mentalità feudale scarsa e malestante.
Per millenni, quella che Slater ha definito l'era dell'autoritarismo,
la cultura della scarsità ha protetto tre pilastri della
società feudale, derivante direttamente da Dio e dal potere
metafisico, opaco e non negoziabile. Tale tipo di potere deriverebbe
dalla sacralizzazione di persone e condizioni connesse con la
solitudine. Il sacro sarebbe la conseguenza della paura della
solitudine e l'autoritarismo la conseguenza del sacro. Se non
si trova appartenenza nel mondo sensibile ed empirico la si cerca
al di fuori da cui il sacro definibile come appartenenza compensatoria.
I tre pilastri dell'assolutismo sono poi stati individuati nei
fattori seguenti: la proprietà ereditaria, la guerra e
la religione. Questi tre pilastri, fattori di base o funzioni
corrispondettero per millenni ai ruoli che nella famiglia feudale
avevano i suoi componenti. Questa famiglia é stata così
composta dal padre per il "fuori" e per l'obbiettività
la materialità e il potere, la madre per il "dentro"
e per la soggettività l'immaterialità e la manutezione.
I figli maschi erano rigidamente programmati: il primo per la
proprietà ereditaria, il secondo per la guerra e il terzo
per la mediazione metafisica e religiosa. I figli dopo il quarto
e le donne non avevano né spazio, né funzione, né
ruolo. Così questo meccanismo basato sui tre pilastri dell'eredità,
della guerra e della religione servì come modalità
ottimale di sopravvivenza per gli uomini della società
povera, autoritaria e metafisica, durata diversi sécoli
in quasi tutte le parti del mondo ed ora in ràpido dissolvimento.
La scarsità è stata così controllata mediante
norme rigide e cerioniali immutabili. Ma questo controllo non
riesce più a funzionare in clima di abbondanza. Perchè
l'abbondanza ed il benessere stanno velocemente sconvolgendo questo
tipo di organizzazione sociale.
E' evidente che se il valore deriva dalla scarsità, la
produzione di valore quasi sempre coincide con la produzione di
scarsità. La scarsità di relazioni determina così
l'effetto reliquia. Ma comunque la ricchezza si riferisce a beni
scarsi, in questo contesto culturale. E per questo da sempre la
scarsificazione e gli scarsificatori sono considerati sinonimi
di produzione e di produttori di ricchezza. Ne deriva che la distruzione
di relazioni può essere considerata come necessaria per
la produzione di ricchezza nella società scarsa. Gli scarsificatori
rendono quindi "rari" beni, servizi e relazioni nel
desiderabile tentativo di creare ricchezza. E spesso ci si lamenta
di soffrire la fame per mancanza di cibo, proprio quando si distrugge
il cibo per mantenere alto il livello dei prezzi. E così
si tenta di creare ricchezza agendo soltanto sul valore derivante
dala scarsità. Il paradigma dell'unità, dell'oggettività,
della repressione serve a creare ricchezza. Si propaganda la disoccupazione
proprio quando difettano le competenze e e risorse umane competenti.
Anche la scarsificazione di relazioni rende preziose le relazioni
e le predispone alla funzione di dominio, di paura e di potere.
Oggi la scarsificazione, non ostante serva al mantenimento del
potere vigente, sta mostrando i suoi limiti e le sue impossibilità.
Per molti motivi però per millenni la scarsificazione e
gli scarsificatori sono stati il modo più usato dal potere
per controllare le masse. Gli scarsificatori sono stati da sempre
dei "sacerdoti" cioè dei controllori dei desideri
e della loro tendenza alla soddisfazione. Per impedire la loro
soddisfazione, gli scarsificatori hanno usato innanzi tutto la
scarsità obbiettiva, distruggendo ricchezza con guerre
od accumuli totalizzanti (es. l'idea di "municipio"
raccolta dei doni, esistente nelle piccole comunità o di
monarchia assoluta e divina nelle grandi comuntà, il Sacro
Romano Impero). Un'altra modalità è stata quella
di trasformare i desideri in bisogni dosandone la soddisfazione
e quindi la frustrabilità loro in una serie pressocchè
infinita di pratiche sociali, di tempi e luoghi di soddisfacimento
sino alla creazione di caste, classi e stratificazioni sociali,
tutte basate sulla possibiità differenziata di soddisfazione
dei bisogni. La libertà dal bisogno ha assunto così
per molti decenni il valore simbolico di libertà. E la
trasformazione del bisogno in desiderio si può dire abbia
aperto la strada all'epoca attuale, quella del desiderio. Questo
sta avvenendo però con il rallentamento dei processi di
scarsificazione e con l'avvento dell'ideologia dell'abbondanza.
Stiamo assistendo ad una veloce e continua trasformazione dei
desideri in bisogni (e anche viceversa). I bisogni sono qui concepiti
come desideri a bassa speranza di soddisfazione e ad alta frustrazione
e frustrabilità, mentre i desideri sono concepiti come
bisogni ad alta speranza di soddisfazione ed a bassa frustrazione
o frustrabilità. La scarsificazione rappresenta così
una delle modalità più frequenti di controllo sociale,
proprio perchè aumenta il numero di bisogni rispetto a
quello dei desideri ed aumenta anche la loro frustrabilità.
Le élite scarsificano i beni, le relazioni ed i servizi
abbondanti per poter meglio controllare le masse. Il malessere
infatti consente maggior controllo sociale del benessere perchè
la scarsificazione squilibra a favore del malessere l'equilibrio
abbondanza/scarsità. In queste condizioni il controllo
sociale è evidentemente più agevole. Una rete permette
una maggiore presenza di desideri, come è titpico di ogni
condizione di potere a somma diversa da zero. Il potere a somma
zero scarsifica i desideri con la logica del bianco o nero, o
con me o contro di me. Invece il potere a somma variabile moltiplica
ik desideri con la logica aggiuntiva del bianco e nero, della
sfumatura, della negoziazione, dell'ambivalenza, del con me e
contro di me.
Oggi viviamo inoltre un passaggio graduale ed inarrestabile dalla
fruizione di beni materiali a quella di beni immateriali, da cui
deriva la centralità dei servizi, del settore terziario
e della creazione di abbondanza e di gestione di desideri. Lo
scoppio dei desideri, che fornisce la base ideologica ed economica
della società del benessere, rappresenta la massima trasformazione
della qualità del potere che si sia avuta nel corso della
storia umana. Ciò non ostante per quanto si attenda una
rapida trasformazone in senso positivo della qualità della
vita, i fatti dimostrano come tale trasformazione non sia né
così rapida, né così positiva come la si
vorrebbe. E non ostante l'accusa che viene ovviamente fatta ai
ricchi di impedire il benessere per paura che il poco maggior
benessere dei molti travolga ed annulli il molto benessere dei
pochi, sembra essere invece proprio la resistenza dei poveri al
benessere ed il loro spesso inspiegabile attaccamento al malessere
ed alla sua psicologia a dominare la scena di questo avvento,
non del tutto indolore, della società abbondante futura:
i poveri spesso assurdamente rifiutano il benessere. Il mobbing,
questo tipi di reazione terroristica, che ha effetti relazionali
distruttivi sul lavoro tra pari grado, significa in effetti una
modalità del rifiuto di benessere tra ""poveri"
in una società "ricca".
Per comprendere questa apparente assurdità occorre ricordare
la logica del conflitto. Oggi è in atto il superamento
del conflitto vigente e centrale tra capitale e lavoro mentre
il conflitto emergente e periferico è quello tra cittadino
e stato. Il primo scarsificatore, lo stato, è oggi sotto
accusa perchè, come è già successo per l'idea
di organizzazione, i soggetti, titolari di un'ipotesi di benessere,
della nostra epoca, non accettano più l'idea del collettivo,
stato compreso, repressivo e nemico e pretendono e lottano per
un collettivo ed uno stato espressivo ed amico. L'idea di gruppo
e di rete hanno segretamente dentro di loro il nocciolo dell'espressività
possibile, del collettivo che ascolta. Lo stao "piatto",
naturale conseguenza dell'idea di azienda "piatta",
di scarsificazione (=organizzazione) minima, di espressione che
si limita ad ogni passaggio gerarchico per cui la tendenza a quella
che una volta si chiamava la democrazia diretta oggi si esprime
tramite un'idea di stato "minimo e piatto" che tenta
la soddisfazione dei desideri dei soggetti e non la loro frustrazione.
La conoscenza di alcune modalità di produzione della ricchezza,
una definizione della produzione della stessa ed una previsione
minimale sul futuro della ricchezza degli uomini sembrano utili
per proseguire questo discorso. La ricchezza di cui parliamo qui
è quella totale, quindi non solo quella economica, ma anche
quella psichica. Essa è il benessere soggettivo, l'unico
benessere possibile se non ci si vuole sostituire agli altri ed
usare un benessere imposto violentemente ed autoritariamente.
Questa ricchezza nasce dalla distribuzione, sia a livello individuale
che collettivo, di un bene. Occorre ricordare allora che oggi
i beni distribuibili e distribuiti sono di tre tipi: beni materiali,
servizi ed informazioni. La ricchezza nasce dal produrre, distribuire
ed usare (quindi rendere il più possibile disponibili)
beni, servizi ed informazioni. La ricchezza aumenta con la distribuzione
nel tempo e nel luogo di tutte queste risorse che permettono una
migliore qualità della vita: proprio mediante la loro disponibilità
che incontra un mutato atteggiamento dei soggetti nei loro confronti.
Semplificando possiamo definire la seguenza temporale e logica
così: cibo in partenza, denaro poi, servizi in arrivo.
Il tutto condito con la decriminalizzazione del benessedre e con
un diverso atteggiamento nei confronti della "qualità"
della vita.
Oggi il denaro si sta concentrando sull'immateriale, cioé
sui servizi più che sui prodotti e sposta il conflitto
dal lavoro alla cittadinanza. Il conflitto tra cittadino e stato
è quello più forte oggi ed ha spostato la centralità
dal lavoro (la repubblica italiana fondata sul lavoro!) sulla
centralità del benessere, che fa salire enormemente il
valore della formazione, dato che il benessere non esiste e va
inventato momento per momento. Inoltre il legame (e conseguente
passaggio) tra denaro e servizio provoca un aumento della corruzione,
cioè del ricatto sul benessere. Se non si ottiene denaro
(cioè benessere) non si permette benessere (cioè
denaro). Questo circolo vizioso porta all'assurdo per cui mentre
il denaro dovrebbe declinare di importanza nelle società
abbondanti, diventa fonte di sempre maggiore conflittualità.
Ciò spiega il perchè nell'uso dei modelli a rete
aumentano l'abbondanza, la conflittualità e la difficoltà
relazionale. Pur essendo chiaro che usando questi modelli il benessere
migliora, il clima peggiora paradossalmente, perc hè aumenta
il divario tra i desideri e la loro soddisfazione.
- Il clima
è l'"aria che tira", quello stato d'animo di
gruppo che possiamo considerare il moltiplicatore relazionale
delle motivazioni. Perchè tramite le relazioni l'energia
psichica si convoglia e si trasmette su nuovi oggetti d'amore,
producendo ricchezza, cioè benessere soggettivo. Una condizione
di alto investiment energetico corrisponde ad un cima diverso
da quello che presenta un basso investienbto energentico. Almeno
in termini di produzione di benessere. Infatti il clima è
quello stato che utilizza la psichicità, intesa come energia
psichica, come campo psichico o vitale, quindi come origine di
benessere. La psichicità che deriva dal clima è
l'energia con cui vengono fatti gli investimenti psichici e le
distinzioni tra soggetti produttori ed oggetti consumatori di
energia psichica. In definitiva la creazione di ricchezza psichica
e di benessere soggettivo dipende dalla distribuzione di psichicità.
Oggi il mondo relazionale dei desideri rappresenta il fattore
emergente, basato sull'energia psichica e sulla prevalenza della
fantasia sulla percezione, dell'estetica sull'etica, del progetto
sul destino. Il clima, come sentimento di piccolo gruppo e di
appartenenza ad un'entità comune, rappresenta il punto
di riferimento degli investimenti psichici sugli oggetti d'amore,
rappresentati dalla produzione di beni sempre più immateriali,
sempre più consistenti in servizi e tendenti al benessere
soggettivo degli uomini ed, almeno utopisticamente, di tutti gli
uomini. Il clima che oggi si sta sviluppando é quello della
soggettività, che è per sua natura fondata sulla
mentalità a rete e che quindi da un lato attira, da un
altro fa paura. Un clima soggettivo non sempre è gradevole
anche se di solito è produttivo per il benessere che, come
è oramai noto, è prevalentemente di natura soggettiva.
L'emergere del soggetto è però spesso caratterizzata
da una condizione di maggiore ostilità. L'inizio del viaggio
misterioso dentro alla soggettività porta infatti spesso
gli uomini ad essere aggressivi ed a proiettare sugli altri la
propria aggressvità, trasformandola in paura la quale determina
un richiamo di ulteriore energia psichica e quindi provocando
maggiore aggressività e via dicendo. Questo circolo vizioso
delle società e delle psicologie scarse, che diventano
aggressive di fronte all'idea di soggettività, oggi sta
proponendo comportamenti assuredamente autodistruttivi, capaci
di distruggere in partenza le possibili invenzioni di benessere
soggettivo e le nuove forme di ricchezza. La resistenza al benessere,
che viene inteso spesso come una forma di sciupìo della
psichicità o della risorsa psichica, considerata scarsa
alla pari della risorsa fisica, porta alla difesa contro il benessere
ed all'aggressività contro coloro che lo impersonano, che
vegono così irrazionalmente associati all'idea di sfruttamento
e di distruzione di risorse.
Paradossalmente la gente spesso sta bene (cioè meglio)
quando si ripropone l'idea di star male (cioè peggio).
La ricchezza economica ed ancor meno quella monetaria, non è
più sufficiente a legittimare questo paradosso: l'assurdo
non può più essere nascosto. Ciò significa
che andremo incontro ad un periodo crescente di malessere. In
modo che tutto avvenga come previsto: la vita è una valle
di lacrime! L'idea che nuove forme di ricchezza (come del resto
la storia ci mostra chiaramente) potranno trasformare il temuto
salto nel buio in un miglioramento di qualità di vita non
viene preso in considerazione. E se questo succede la gente ne
ha una grande paura. Il benessere è essenzialmente un sentimento
di aumento di soggettività. Da qui lo straordinario sviluppo
del livello virtuale, dell'informatica dei modelli a rete che
danno un senso di benessere, di sovranità e di potere maggiore
del solito. Il fatto stesso che si parli spesso di "viaggiare"
nelle reti informatiche, dimostra l'aumento della soggetivitià
che in queste azioni viene vissuto. La rete fa star bene, cioè
meglio. E si porta con sé il benessere del soggetto, le
paure che questo provoca, il cambio della qualità del potere
e via dicendo.
Marx ed Engels hanno scritto ne La sacra famiglia che "se
l'uomo è formato dalle circostanze, occorre formare umanamente
le circostanze". Però gli uomini non sono riusciti
ancora riusciti a spiegare cosa si intenda per "umanamente".
Il tentativo di spiegare secondo una logica economica e scarsa
le origini del comportamento umano fu concepito come un mezzo
per umanizzarne la qualità. In realtà tale qualità
è stata disumanizzata perchè resa solo obbiettiva.
Gli uomo spesso per umanizzare hanno disumanizzato. Essendo il
soggetto un progettista di benessere, si è voluto dare
ai soggetti un benessere "obbiettivo". Ciò ha
portato continuamente a distruggere il benessere presente (l'unico
benessere possibile) in nome del benessere futuro. Lo sforzo per
togliere al benessere la sua fondamentale naturale erotica e di
piacere ha condotto all'idea di un benessere metafisico, al di
fuori della portata della vita umana (i vari paradisi). La felicità
è stata concentrata in Dio, non in questo mondo, eccetera.
E questo è servito a preservare nei secoli l'idea fondante
di scarsità. L'abbondanza era banalità, senza valore.
Pochi saranno gli eletti! Questa massima evangelica è stata
sempre usata e rispettata per esaltare la scarsità, anche
della virtù.
Oggi l'idea di abbondanza, quella piena di valore (basta pensare
al telefono!), capace di creare benessere, ìperciò
non solo buona e passata (sperimentata), ma anche e soprattutto
bella e futura (programmata) sta spezzando questo meccanismo di
conservazione. Essa sta trasformando il dilemma fisico-metafisico
in quello fisico-psichico, riaffidando al soggetto il ruolo di
protagonista di cui era stato espropriato. L'espropriatore era
stata l'idea di scarsità, che partiva dall'idea di classe
dominante (che doveva essere scarsa) ed era sostanziata dall'idea
di oggettività (cioè la soggettività dei
potenti). Il soggetto oggi progetta al di là della scarsità
della ragione, fondando il proprio benessere sull'abbondanza dell'emotività.
Il soggetto costituisce oggi il centro della futura psichicità,
che rappresenta l'energia che produce ricchezza sempre più
immateriale e basata sui desideri ed il loro circolo virtuoso.
L'abbondanza oggi diventa disponibile per soggetti sempre più
capaci di progettarsi e realizzarsi in modo autonomo.
Se lo scarsificatore non sarà più la norma, ma la
relazione, l'autonomia sarà fonte di relazioni e non di
solitudine. Il benessere sarà un fatto di relazioni multiple
entro le qualiti si raggiungerà il benessere. Non da soli
quindi, ma autonomamente. Non da oggetti, ma da soggetti. In condizioni
in cui l'emotività faccia meno paura ed esprimersi sia
meno pericoloso. La rete aumenta la soggettività: la didattica
a rete va di conseguenza. Una diversa qualità del potere
permette una diversa espressione dei sentimenti. Le reti agevolano
le soggettività. Le reazioni sono quindi note perchè
sono quelle verso le soggettività, verso tutte le infinite
soggettività possibili. Il potere le combatte con ogni
mezzo, dichiarato e non. La gioventù le ama appassionatamente
ed in questo sta la loro forza. Ma anche l'origine del conflitto
tra scarso e abbondante (sacro e profano?). Jacob Moreno, pensando
alla lotta tra parola ed azione nella cultura del primo dopo guerra
a Vienna si chiedeva: chi sopravviverà? E per far sopravvivere
l'azione inventava lo psicodramma. Oggi noi possiammo riporci
la stessa domanda a proposito della mentalità di rete e
della psiche abbondante al bivio-conflitto-dilemma tra la moltiplicazione
e la scarsificazione, tra la fine dell'autoritarismo e la creazione
di una nuova aristocrazia? Chi sopravviverà?
La conseguenza di questo ipotetico modello di rete contribuisce
a costruire una funzione nuova della psicologia, anzi della psichica.
La scienza che ha studiato il soggetto ed il suo malessere si
sta trasformando nella scienza che studia il benessere del soggetto.
Crollato il modello malestante totalizzante e monopolistico, (il
voler essere tutto!) nei confronti della soggettività,
si propone oggi il modello benestante ricorsivo e partecipatorio
(il voler essere parte!) basato su una soggettività nuova
e parziale e quindi abbastanza irriducibile con le normali ed
attuali modalità terrorizzanti che impongono (nella politica,
nella religione, nella scienza, nei consumi, nelle comunicazioni,
ecc.) un'obbiettività esasperata che altro non è
che la soggettività del potere imposta come obbiettiva
a chi il potere non ce l'ha e quindi lo subisce. La qualità
e non solo la quantità del potere influenza la qualità
della vita ed il modello cooperativo a somma variabile si sta
prendendo le sue rivincite sul potere competitivo a somma zero
che per millenni ha consentito il dominio dei forti malestanti
sui deboli benestanti usando un'idea di benessere oggettivo, imposto
e soggettivamente inefficace.
Il modello di rete, modello piatto a qualità del potere
a somma variabile, presenta tre specifiche declinazioni in campo
lavorativo, che potremmo chiamare tre diverse psiche o mentalità:
una è la psiche dell'apprendimento, che ha lasciato da
parte il modello magistrale ed ha imboccato la difficile strada
del modello partecipatorio, come é chiaramente quello di
rete, un'altra è la psiche del pluralismo, che ha lasciato
da parte il modello del grande uomo ed ha imboccato la difficile
strada del modello di gruppo, come la moderna organizzazione "climatica
e fatta in casa" chiaramente mostra, ed infine un'altra è
la psiche dell'abbondanza, che ha lasciato da parte il modello
del bisogno e del malessere come origine prevalente dei consumi
ed ha imboccato la strada dei desideri e del benessere come comportamento
consumatorio, non solo semplicemente manipolato e criminalizzato,
ma per lo più seguito e reso funzionale al benessere dei
soggetti.
Così nella futura psicologia del benessere, più
adeguatamente denominabile "psichica" per analogia con
la fisica, il modello di rete diventa conseguenza ed origine del
benessere e dello sviluppo di nuove psiche e mentalità
alla fine della nostra era che Slater ha chiamato l'era dell'autoritarismo.
La rete abbondante ed autoritaria si pone come mentalità
esemplare tra l'abbondanza e la pluralità, tra il benessere,
il gruppo e futuro, che poi non sono altro che differenti facce
dello stesso fenomeno psichico: quello dell'emergenza trasparente
del soggetto dal mare fittizio delle opache obbiettività
passate. Ciò permette di contrastare la tendenza vigente
composta dal tentativo di obbiettivare la soggettività
dei potenti, distruggendo la soggettività dei potuti, dopo
aver reso soggettiva la loro già limitata obbiettività.
Fare viceversa cioè salvare la soggettività dei
potuti, garantendo loroun minimo di bbiettività e costringedo
i potenti a ridefinire come soggettiva la loro obbiettività
è uno dei compiti della psicologia del lavoro futura e
della futura riappropriazione di soggettivitià dei deboli-potuti
nei confronti dei forti-potenti.
Bibliografia consigliata per studiare i piccoli gruppi, la pluralità
e l'abbondanza
AA.VV. Le groupe, la rupture, Change, Seuil, Paris, 1970
Ambrosini M. Il profumo delle parole, Esculapio, Bologna, 1995
Ambrosini M. Il clima metaforico sensoriale misurato in due organizzazioni
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