APPUNTI
DELLE ULTIME 25 LEZIONI TENUTE DAL PROF. ENZO SPALTRO ALL'UNIVERSITA' DI
BOLOGNA, PRIMA DEL PENSIONAMENTO
Per i Cittadini di Psicopolis è possibile scaricarel'intero lavoro.
Clikka
qui
OSSERVAZIONI
SUL CONCETTO DI GRUPPO La psicologia del lavoro è ormai diventata un'entità troppo grande per potere essere compresa in un corso universitario, ristretto dai vincoli della suddivisione tipica della nostra mentalità autoritaria e della violenza del linguaggio ufficiale che impedisce altre vie di comunicazione rispetto a quelle imposte dal potere vigente. Per questo motivo ho preferito limitare il corso di quest'anno ad un singolo argomento che possiamo dire trasversale rispetto al problema del lavoro e della sua dimensione soggettiva: il problema del gruppo e della sua natura specificamente soggettiva, che fa parlare sempre di più del lavoro come di un soggetto plurale. Per sviluppare questo settore devo dare alcune caratteristiche specifiche di questo tipo di didattica che richiedono impegno, ma soprattutto attitudine al cambiamento e flessibilità di motivazione. Ricorderò qui un brano di Philip Slater, psicologo e sociologo americano molto acuto nelle diagnosi di situazioni plurali ed anche esperto conduttore e trainer di gruppi non strutturati. Questo approccio specifico porterà poi naturalmente ad alcune modalità di sviluppo del corso e di verifica dei suoi risultati. Queste saranno lievemente diverse da quelle che comunemente si usano nelle università italiane. Slater ha scritto che: "Gli esseri umani vivono un tempo troppo corto per rendersi conto dei cambiamenti culturali. Noi siamo come dei piccoli insetti che vivono solo poche ore. La metà di loro crede che non esista la notte e l'altra metà è certa che non esista un qualcosa come il giorno. Ma noi abbiamo il vantaggio delle nostre immaginazioni e possiamo usarle per spingerci al di là dei limiti della nostra breve esperienza. Supponiamo che l'intero secolo, ed il prossimo ed il precedente, che è tutto ciò che noi complessivamente abbiamo sperimentato o sperimenteremo nelle nostre vite, tutte la storia odierna, tutto quello che i nostri figli o i nostri nipoti sperimenteranno, supponiamo che tutto questo sia un breve periodo di transizione tra un'era umana ed un'altra. Come possiamo afferrare istantaneamente (qui ed ora) il significato della nostra posizione? Noi siamo in effetti in questo periodo di transizione. E per questo dobbiamo aiutarci a raffigurare il futuro verso cui noi stiamo puntando. Non abbiamo bisogno di nuovi dati, ma di mettere in comune alcune nostre osservazioni sulla vita del ventesimo secolo, osservazioni che sono state costrette a languire da sole in celle separate dalla mania della suddivisione che oggi dòmina nella nostra mentalità autoritaria. Così, man mano che il secolo va finendo l'aria si fa piena di cattivi presagi. Ogni giorno ascoltiamo notizie e commenti su come il mondo si stia deteriorando e così noi abbiamo un completo menu di scenari depressivi cui attingere. Però quello che sta succedendo non è la fine del mondo, ma solo la fine di un'era: l'era dell'autoritarismo. Un'era che è stata in vigore per più di cinquemila anni, praticamente per tutta la storia conosciuta e che ancora oggi domina le nostre idee ed i nostri costumi. Questo sistema culturale è così vecchio e familiare che noi tendiamo a credere addirittura che esso stia alla base della natura umana. (Philips Slater, A Dream Deferred, Beacon Press, Boston, 1992) Con questo spirito ho progettato questo corso sui gruppi, intesi più come stato d'animo e come modo di pensare che come oggettiva presenza di pluralità umane. Per iniziare una marcia di avvicinamento alla mentalità di gruppo, che è una mentalità an-autoritaria, soggettiva e plurale occorre mantenere in sospeso il più possibile (del tutto non è possibile) la nostra mentalità valutativa che tende a valutare prima di percepire, in modo da percepire solo quello che si ritiene "giusto" (possibile? vero? lecito? ecc.), costituendo così la prevalenza di una mentalità etica e colpevolizzante, eliminando come soggettiva tutta la realtà non gradita dal potere vigente. Questo è stato per millenni il dispositivo mentale dell'autoritarismo, cioè del sopruso e del dominio dei pochi nei confronti delle immense maggioranze assoggettate, manipolate ed impaurite. La paura ha costruito la colpevolezza e la colpevolezza ha permesso la paura, da cui il mantenimento del sopruso nei millenni. Per arrivare ad una simile consapevolezza, così spiccatamente difficile ancor oggi nel mondo del lavoro, dobbiamo lentamente ragionare assieme ed imparare proprio questa abitudine: il pensare assieme, che potremo più in là denominare pensiero collettivo, o soggetto plurale. Questo ragionare assieme propongo di definirlo come il rifiuto di quella concezione del pensiero come fatto puramente individuale e solitario e come la costruzione di un'idea di pensiero che si estenda oltre i cofnini individuali e comprenda il gruppo (group thinking, pensiero di gruppo) e l'irrazionalità (l'intelligenza emotiva o il linguaggio emotivo). Come conseguenza di tutto ciò ricorderò come l'idea di gruppo sia strettamente legata all'idea di benessere e ne sia un'origine evidente. Il passaggio da una relazione di coppia ad una di gruppo, il passaggo dal pensiero individuale a quello plurale e di gruppo, la dilatazione del tempo e l'allungamento dell'orizzonte temporale sono evidentemente un'uscita dalla scarsità ed una richiesta di abbondanza. Sostituendo l'individuo col gruppo di moltiplica il benessere perhè vi è una maggiore abbondanza di risorse. Da questa intuitiva relazione tra gruppo ed abbondanza, ricchezza, benessere deriva la base della stessa democrazia e la natura politica, non innocente dell'idea stessa di gruppo. L'esplorazione di questa idea è oggi deficitaria e richiede un grande sforzo di accellerazione. Anche perchè l'idea di gruppo non è innocente in quanto propone quasi sempre un'idea di giustizia "paritaria" ed una diversa distribuzione delle risorse. Il tipo di risorse da ridistribuire varia da campo a campo, ma la logica resta sempre la stessa e com-pone la base dell'idea stessa di gruppo. Per tutti questi moltivi in quedsto corso di psicologia del lavoro esporrò qui talune premesse ed una successione di idee di base per analizzare quelle "nostre osservazioni sulla vita nel ventesimo secolo" che rappresentano una delle porte di ingresso nel pensiero di gruppo e senza le quali la trasparenza e la consapevolezza delle trasformazioni sociali che stiamo vivendo rischiano di rimanere insufficienti e quindi pericolose per il nostro stesso benessere. Qualeche azzardata previsione sul secolo ventunesimo completerà questa ràpida trattazione dell'emergere della pluralità. |
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Lezioni
di psicologia del lavoro: gruppo, abbondanza, rete, benessere, soggettività
nel lavoro odierno
|
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
NOVE PREMESSE SULLA MENTALITA DI GRUPPO Alla mentalità di gruppo occorre avvicinarsi con molte cautele. La mentalità di gruppo è plurale e per questo la comunicazione è difficile. Per questo occorrono delle premesse, cioè alcuni concetti di partenza tramite i quali risulta più facile avvicinarsi al "Polifemo" gruppo. Il gruppo ha un volto strano e c'è pericolo che la pluralità della logica gruppale respinga chi è abituato ad utilizzare una logica unitaria. Molte volte il gruppo estrania e spinge a cercare "un volto amico" che riassicuri. Ciò vuol dire ritorno alla logica di coppia ed al dominio del senso di colpa. Una riassicurazione di partenza è in effetti un requisito-premessa per poter vivere la mentalità di gruppo. Questa riassicurazione (plurale!) si basa su alcune "premesse": ne elenchiamo nove. Ciascuna può essere una chiave di lettura per il mondo polimorfo delle relazioni plurali, cioè quello del gruppo e dei suoi effetti psichici. Le nove premesse sono quelle della psichica plurale, della storia emergente del soggetto, del bisogno di approvazione, dell'ontologia dell'uno, del due e del tre, quindi della sicurezza, del senso di colpa e della scarsificazione, del desiderio e dell'ansia da oggetti di amore, dell'appartenenza e della mentalità plurale o di gruppo, del verso (singolare o plurale? avverso, diverso, converso o perverso?) del cambiamento od uni-verso col rovesciamento della cinghia di trasmissione ed infine della formazione all'attività-mentalità di gruppo e dei suoi processi ed effetti psichici. UNA RIASSICURAZIONE PLURALE Questa
riassicurazione plurale cioè il concetto di soggetto plurale
si basa su nove "premesse".Ogni
premessa è così una chiave di lettura del mondo polimorfo
delle relazioni plurali. Le
relazioni più difficili sono infatti quelle plurali, cioè
quello del gruppo, del collettivo e dei suoi effetti.
|
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Ancora sulle nove premesse della mentalità di gruppo 1. la psichica plurale, il soggetto non è sinonimo di individuo 2. la storia emergente del soggetto, tende alla riunificazione coatta, da cui l'idea di personalità, 3. il bisogno di approvazione, il conformismo, é il massimo ostacolo al cambiamento 4.la logica dell'uno, del due e del tre, potenzia il modello di sviluppo ogg nascente quindi innanzi tutto la sicurezza e l'unità, 5. il senso di colpa, la scarsificazione e la dualità della cultura di coppia (socio-tempo-espiazione), 6. il desiderio, l'oggetto d'amore, la trinità-pluralità, 7.successivamente l'appartenenza-essere parte e la mentalità plurale-di gruppo-collettiva, 8. Il verso del cambiamento(singolare-plurale, avverso-diverso-converso-perverso) l'uni-verso e il rovesciamento della cinghia di trasmissione, 9. la formazione all'attività-mentalità di gruppo e dei suoi processi ed effetti psichici. 1. sulla psichica plurale Oggi bisogna chiederci quali siano state le vere origini della psicologia e quali le finalità di partenza rispettate o no dall'approccio psicologico. C'é infatti il dubbio che la psicologia, per essere accettata da una società ostile, abbia cambiato la propria natura ed abbia rinnegato le proprie origini, quelle soggettive. Per questo la dimensione soggettiva, oggi spesso negata dalla psicologia bisogna che venga maggiormente sviluppata. Denomino questa psicologia soggettiva col termine"psichica" e la riferisco essenzialmente ad una teoria soggettiva del comportamento benestante. In effetti la grande maggioranza di quella che oggi si chiama psicologia si riferisce ad una psicologia del malessere, come tale poco soggettiva, perché suddita del potere obbiettivizzante ed abituato ad utilizzare il malessere e l'obbiettività per obbligare i deboli ad obbedire ai potenti. La psicologia del benessere, basata sull'idea di abbondanza, di gruppo e di pluralità e non su quella di scarsità, di individuo e di oggettività dovrebbe chiamarsi psichica. La psichica supera così il concetto di scarsità delle risorse su cui si basa il conflitto tra individuo e società. All'individuo é stata sinora affidata la dimensione soggettiva, alla società quella oggettiva. La psicologia accetta questa falsa antinomia mediante una sua specializzazione chiamata psicologia sociale. Questa psicologia usa il contenuto astratto chiamato società come centro delle proprie attenzioni. Invece la psichica, avendo individuato nel soggetto diversi livelli di funzionamento relazionale, usa il concetto di "soggetto plurale" come mezzo d'indagine sulle diverse relazioni umane con singoli individui, piccoli gruppi, collettività, organizzazioni e comunità. Denomino questa psichica basata sui gruppi col termine " psichica plurale". 2. sulla storia di un soggetto Nasce con sentimenti di onnipotenza e termina con sentimenti di impotenza, almeno nella maggioranza dei casi nasce con l'idea di potenzialità massima e di realizzazione graduale di una simile potenzialità. Ma la realizzazione della potenzialità coincide con la sua limitazione: le potenzialità da abbondanti diventano scarse. Questa limitazione, spesso sinonimo di repressione consiste spesso in una continua trasformazione dei desideri in bisogni. Denomino questo processo "scarsificazione delle risorse" perché il soggetto si trova continuamente ad affrontare processi di scarsificazione cioé di passaggi dall'onnipotenza all'impotenza. Il soggetto prima reagisce inventando meccanismi di moltiplicazione (creazione di abbondanza) poi tentando di gestire da sé stesso la scarsificazione (autogestione della repressione). Denomino questi processi di creazione di abbondanza "moltiplicatori". L'equilibrio-scarsità-abbondanza coincide spesso con due importanti polarità dello sviluppo del soggetto, la normativa etica (scarsificante) e quella creativo-estetica (moltiplicante). Alla nascita il sentimento é di massima possibilità, abbondanza, onnipotenza, libertà. Definisco questa condizione estetica, sabbatica o della bellezza-potenza. Alla morte il sentimento é di possibilità nulla, massima scarsità, impotenza, dipendenza. Definisco questa condizione etica, domenicale o della bontà. Durante tutta la vita le due curve etica ed estetica si incrociano tendendo ad avere un andamento speculare. A volte si confondono la dimensione etica e quella estetica sperando nell'abbondanza dell'etica e nella scarsità dell'estetica ma ciò serve solo a daare un valore obbiettivo all'etica ed un valore soggettivo all'estetica e quindi a proclamare la priorità dell'etico sull'estetica nell'attuale società. In realtà la dimensione estetica di solito risponde al momento creativo, mentre quella etica risponde al momento normativo. Il primo esprime mentre il secondo reprime. Ciò si vede molto bene in campo lavorativo ed organizzativo. Il momento creativo, espressivo, progettuale costituisce il "bel" lavoro e la "bella" organizzazione, mentre il momento incanalante, repressivo, produttivistico costituisce il "buon" lavoro e la "buona" organizzazione. Nella società scarsa il dilemma non viene affrontato e il bello viene fatto coincidere con il buono. Nella società abbondante e plurale il bello non coincide con il buono perché il bello moltiplico ed il buono scarsifica. Dopo millenni di scarsità in cui le risorse dovevano essere scarsificate, oggi siamo entrati in un'epoca di abbondanza possibile in cui il bello diventa capace di moltiplicare le risorse e la psichicità (energia) che le accompagna. Il discorso sul gruppo e sul pluralismo rappresenta una forma di moltiplicazione della psichicità, appartenente più alla dimensione estetica che a quella etica. Il gruppo é così considerabile come un moltiplicatore psichico. 3. sul bisogno di approvazione Il
modello gruppale propone un'idea particolare dello scambio vitale.
Così una delle più forti resistenze al cambiamento
è rappresentata dal biogno di approvazione sociale che tuttora
permane come bisogno, con elevata probabilità frustrante
e difficile soddisfazione. Se si realizza una maggiore accettazione
sociale le resistenze al cambiamento sono minori. A questo punto si pongono due domande. Quale paura o deterrente viene usata dal piccolo gruppo per trasformare i soggetti in oggetti? E poi se questa funzione é omologante é possibile rovesciarla? Ciò significa invertire il verso della pressione di gruppo e trasformare la funzione del piccolo gruppo da omologante (dalla società sull'individuo) a differenziante (dall'individuo sulla società). Alla prima domanda sulla paura si risponde che la paura é quella basata sul senso di colpa. Perciò é importante l'analisi della dinamica sul senso di colpa per comprendere la funzione del gruppo. Alla seconda domanda sul verso del gruppo, si risponde che l'inversione é possibile e perciò il gruppo può diventare un potente strumento d'innovazione se si riesce ad aumentare l'accettazione sociale rendendola oggetto di desiderio e non di bisogno. E' necessaria l'analisi del passaggio dalla colpevolezza all'ansietà in una situazione di gruppo. 4. sull'ontologia: uno, due, tre Molti sostengono che due stati d'animo sono "ontologici" per l'uomo. Ciò vuol dire che tali stati d'animo sono indispensabili per la condizione umana: essi sono l'ansietà e la colpevolezza. In realtà colpevolezza ed ansietà sono connessi al processo di socializzazione e quindi all'idea di piccolo gruppo. Possiamo denominare questo modello che spiega l'ontologia degli stati d'animo: uno, due, tre. Il soggetto impara infatti a gestire stati d'animo unici,duplici o triplici: e così impara l'idea di pluralità e di gruppo. Ciò vuol dire che questi stati d'animo derivano dalla condizione di gruppo. Senza sentimento di gruppo non esistono. Possiamo denominare uno la tendenza all'unità ed alla sicurezza. La mancanza di unità porta all'ansietà o sentimento del possibile. Se ciò diventa doloroso lo si può denominare angoscia. Se resta gradevole diventa rischio. Possiamo poi denominare due la condizione di dualità. Se questa si riferisce al comportamento soggettivo nei confronti di una regola la possiamo chiamare etica. Se ciò diventa doloroso destruttura il tempo e porta alla perdita della relazione sociale od alla sua irraggiungibilità. Questa é la colpa. Possiamo denominare tre la condizione di molteplicità. Se questa si riferisce ad altri soggetti la possiamo chiamare gruppo. Se resta gradevole si chiama appartenenza. Se diventa dolorosa la si denomina pressione di gruppo o sociopatia. La condizione di uno, due, tre é importante per il soggetto ed il suo sviluppo. Il gruppo é un'idea guida, un sentimento che può essere considerato un moltiplicatore di energia, di sua produzione ed investimento sugli oggetti d'amore. 5. sul senso di colpa e sulla scarsificazione Il senso di colpa si fonda sul sentimento di dualità, quindi deriva da una schisi, una separazione, una cacciata dall'eden, un paradiso perduto detto unità, convivenza con la madre, con il gruppo. La prima schisi, separazione e colpevolezza é connessa coll'idea di frontiera psichica e di dentro e fuori, idea che permette la percezione dell'investimento energetico sugli oggetti d'amore. Ma se la colpevolezza si basa su una schisi, non vi é creazione di oggetti d'amore senza schisi, non c'é investimento energetico senza schisi.Possiamo dire che il bilancio energetico della psichicità, crea oggetti allontanandoli, espellendoli, rendendoli "altri" cioé seconda parte, contro-parte, ob-jecta. Ogni investimento richiede così una separazione, un allontanamento in modo che l'energia possa "spostarsi" da e verso un oggetto d'amore. Il senso dello spostamento é un rischio, una colpevolezza, un sentimento irriducibile di dualità e di frontiera. Ogni bilancio energetico richiede una frontiera lungo la quale valutare questo bilancio. Il passaggio attraverso la frontiera porta allegria se l'energia esce, o tristezza se l'energia entra. Così dal più piccolo al più grande é allegria, viceversa é tristezza. Colpa é sentimento di "frontiera", prima o dopo il passaggio, é possibilità, ricordo di Prometeo che rende possibile lo scambio, la relazione. La colpevolezza é uno scarsificatore perché rallenta o impedisce l'investimento energetico. Se esagerato impedisce le relazioni e porta al proprio annullamento nei confronti dell'universo della colpa. 6. sul desiderio, sull'ansia, e sugli oggetti d'amore Se un gruppo è un moltiplicatore, il sentimento di gruppo è mescolato col desiderio e con l'ansia. Infatti un desiderio é un'esigenza possibile da accontentare e l'ansia é il sentimento del possibile, cioé pieno delle probabilità che un desiderio si realizzi. Un desiderio ha "pari opportunità" di soddisfazione, cioè ha 50% di probabilità di essere soddisfatto e 50% di probabilità di non esserlo. Il desiderio non include originariamente l'intervento della volontà dell'uomo e del soggetto. Per questo il suo nome de-sidera viene dalle stelle-sidera. Il bisogno ha basse probabilità di soddisfazione e quindi è uno "scarsificatore" (mette in cosa i desideri). Infatti il desiderio é un moltiplicatore, come dimostra la self fullfilling profecy ed il wishfull thinking. L'espressione della "profezia che si avvera" del "pensiero desiderante" affermano che se si desidera fortemente qualcosa aumentano le probilità di ottenerla. Quindi ogni desiderio é creatore di abbondanza. L'energia psichica o psichicità cerca gli oggetti d'amore su cui investire in modo da vivere sentimenti di allegria, ma la produzione energetica può anche non trovare oggetti d'amore e restare "libera". L'energia libera origina ansia, ansietà, angoscia che producono iperattività, ricerca di oggetti e loro distruzione. Il desiderio é un moltiplicatore ma anche un distruttore. Il desiderio emerge comunque. Crea oggetti d'amore con stati d'animo di allegria da investimento energetico e distrugge oggetti d'amore con stati d'animo di tristezza da ritiro energetico. Se l'oggetto d'amore é un gruppo che viene costruito per moltiplicare la creazione di ricchezza e di benessere, esso produce appartenenza con il termine "socializzazione", cioé con l'apprendimento dell'investimento sugli oggetti d'amore plurali, denominati gruppi. Apprendere ad investire sui gruppi é lo scopo della formazione alla conduzione di gruppi. 7. sull'appartenenza e sulla mentalità di gruppo La mentalità di gruppo consiste nella capacitià di vivere sentimenti di appartenenza. I comportamenti collettivi sono possibili solo se in un soggetto sono possibili sentimenti di appartenenza. L'appartenenza (appartenance, belongness, Zugehorigkeit, pertenencia) é la percezione soggettiva di essere in un piccolo gruppo; sentimento di gruppo, di essere comunque in un gruppo, rinunciando ad essere tutto. Il gruppo é un oggetto d'amore, mezzo per sviluppare l'appartenenza, cioé il piacere di essere parte. Rinunciare ad essere tutto per essere sempre parte é il concetto di base dell'appartenenza. Appartenere é una scelta difficile perché é autolimitazione, rinuncia alla propria ingordigia sociale e lotta per la limitazione dell'ingordigia altrui. Restare parte, rinunciando ad essere tutto. La perdita della tentazione totalizzante, di solito per sè, ma anche per gli altri, costituisce l'appartenenza. Ciò richiede la garanzia per il soggetto di poter essere sempre parte del gruppo. Questa garanzia nessuno del gruppo può darla o toglierla di fatto. Ogni soggetto é arbitro della propria appartenenza, con la propria emozione, non con la ragione. Una prima conseguenza di questa concezione é l'idea di partecipazione come lotta per l'appartenenza per essere una parte e mai perdere questa possibilità. C'é quindi una appartenenza per entrare in gruppo ed un'appartenenza per permanere nel gruppo. Sempre il gruppo é un oggetto d'amore. Molto è stato scritto sulla partecipazione. Poco é stato detto sulla doppia natura dell'esser parte, del prender parte. La lotta per l'appartenenza interna ci legittima nella nostra lotta per l'eterolimitazione esterna. La lotta continua per diventare parte ci permette e propone la lotta continua per restare parte (partecipazione). 8. sul verso del cambiamento e sull'uni-verso, sul rovesciamento della cinghia di trasmissione Il piccolo gruppo è un moltiplicatore. Ha moltiplicato per millenni la pressione dei piccoli gruppi (famiglia, lavoro, società) sui nuovi soggetti in cerca di appartenenza e di socializzazione. Ha moltiplicato e moltiplica il potere dei potenti nei confronti dei deboli, dei ricchi nei confronti dei poveri e via dicendo. Tramite il piccolo gruppo il potere ha nei secoli schiacciato i soggetti più deboli e la resistenza del soggetto così costretto all'omogeneità. Il piccolo gruppo é stato ed é prevalentemente una cinghia di trasmissione del potere nei confronti della devianza. Oggi la coscienza delle dinamiche di gruppo, delle loro conseguenze e delle tecniche di gruppo permette di invertire il "verso" della cinghia di trasmissione. Sinora é stata dal plurale al singolare, in futuro sarà dal singolare al plurale. Ciò permetterà ai soggetti di utilizzare il piccolo gruppo come cinghia di trasmissione nel senso centrifugo, quindi come strumento di cambiamento e come base di ogni intervento psicosociale. Questo rovesciamento del verso permetterà di passare dall'uni-verso del gruppo immobilista e omologante al "poli-verso" del gruppo di cambiamento e di intervento. Infatti nel gruppo omologante(uni-versità) l'oggetto d'amore é unico (soggetto) e le pressioni, anche complesse, sono orientate su un singolo soggetto, non vi é reciprocità o simmetria. Invece nel gruppo innovante (di-versità) le pressioni hanno una multipla destinazione: ad alta reciprocità e simmetria e ad elevata qualità di potere, a somma diversa da zero. Il gruppo in funzione poi, moltiplicatore di ricchezza e benessere (poli-versità), costituisce un oggetto d'amore plurimo, sia spazialmente (organizzazione) che temporalmente (progetto). 9. sulla formazione all'attività e alla mentalità di gruppo: processi ed effetti psichici caratteristici Il lavoro e la dimensione psichica si stanno avvicinando ed integrando.I punti di avvicinamento sono quattro: 1. Il soggetto titolare di un progetto di benessere per mezzo del lavoro, 2. il capitale e il lavoro hanno cambiato la qualità del loro conflitto che non é più centrale ed a somma zero, essendo divenuto a somma variabile 3. l'arbeit si trasforma in taetigkeit, cioé in attività ed il materiale si trasforma in immateriale, 4. il lavoro crea ricchezza sempre di più mediante motivazione, cioé attraverso relazioni non solo buone, ma anche belle. I passaggi per la formazione all'attività e alla mentalità di gruppo prevedono quattro fasi: a. progettazione b. implementazione c. valutazione d. ricerca dell'eccellenza La formazione alla mentalità di gruppo comprende le seguenti sette modalità: 1. misura delle qualità e delle potenzialità psichiche che facilitano l'invenzione del benessere 2. uso sistematico del lavoro di gruppo negli interventi psicosociali, nelle loro modalità di comando, aiuto, insegnamento(dipendenza, miglioramento del benessere, apprendimento) 3. progettazione e realizzazione di nuove forme di gestione, organizzazione, sentimenti di appartenenza 4. motivazione, desideri, consumi come forme di creazione di distribuzione della ricchezza 5. misura, miglioramento e uttilizzo di climi organizzativi 6. stimolazione ed utilizzo della creatività dell'innovazione, del pensiero laterale 7. prevenzione e scoperta del malessere: sicurezza del lavoro ed igene organizzativa come stress ottimale. Da tutto ciò derivano le applicazioni ed i contributi psicologici alla qualità di vita del lavoro. Ciò significa aumento dell'abbondanza e del benessere come effetto del pluralismo di gruppo e del cambiamento quantitativo e qualitativo delle risorse relazionali attive nella condizione lavorativa. |
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Le quattro (cinque?) culture: dieci differenze osservabili. E' stato presentato il modello delle quattro (cinque?) culture. Qui in una tabella sono riportate alcune differenze tra le culture o livelli di funzionamento sociale e sono presentate le caratteristiche salienti di queste culture. Occorre esaminare attentamente queste differenze nel mondo del lavoro.
|