Giornalisti stupidi o in malafede?

Durante La Gabbia di domenica 29 settembre, una povera giornalista, mentalmente poco abile, intervista i giovani in coda da ore per acquistare l’ultimo gadget della Apple. Fin qui si tratta solo di tipiche futilità televisive. Il massimo arriva quando la senza vergogna chiede agli intervistati se vogliono avere un lavoro da mezzanotte alle 6 in un forno panificatore. Tutti rispondono no grazie, e lo studio esplode in un dibattito sul consumismo, la mercificazione e il rifiuto del lavoro.
Nessuno ha pensato che gli acquirenti appartengono alla fascia dei benestanti, se non dei ricchi. E che questi non hanno nessun bisogno di un lavoro, tanto più se manuale e notturno.
La prossima volta suggeriamo a La7 di offrire un lavoro da cameriere davanti alle concessionarie Ferrari. Così potranno dire che non è vero che i giovani cercano il lavoro.

Il linguicidio televisivo (Hitto Ogami)

Sulla scia del patetico Renzi che non dice “riforma del lavoro” ma “job act”, i servi delle tv si scatenano. Non c’è più l'”allenatore” ma il “coach”. La patetica “scuola estiva” dei partiti è nobilitate dal termine “summer school”. Il vecchio “conto alla rovescia” è sempre un “countdown”. Nessuno dice più “tendenza” ma “trend”. Il popolo dice ancora “preventivo”, ma in tv si preferisce “budget”. Le imprese non hanno più un “marchio”, ma solo un “brand”. Le migliori non hanno più “attività o beni”, ma “assets”. Solo gli intaliani normali dicono ancora “episodi salienti”: i geni della tv dicono “highlights”. Il retropalco non c’è più: in tv c’è solo il “backstage”. Il popolo chiama ancora “rivista, settimanale, mensile” quello che i burini della tv chiamano “magazine”. IN tv non esistono “campi di tennis al coperto” ma “campi indoor”.

La finta riforma del digitale (Hitto Ogami)

In venti anni è stata fatta una sola riforma: quella della tv digitale, che nessun cittadino ha chiesto. Il risultato? Non c’è giorno senza che l’immagine sparisca. Non solo. Le grandi reti hanno fatto finta di aprire decine di canali, ciascuno dei quali, a turno, manda in onda  gli stessi programmi.