…..Sappiamo che più della metà dei “precaRAI” sono giornalisti, ma è impossibile conoscere il numero esatto. La politica di via Mazzini, infatti, da anni, è quella di assumere i giornalisti che lavorano per i programmi di rete e non di testata con contratti-truffa come quelli da “consulente”, “presentatore-regista” o “programmista-regista”. Etichette dietro alle quali, nella gran parte dei casi, si celano redattori che svolgono attività puramente giornalistica. Assunti però senza uno straccio di tutela, pagati a partita iva e a puntata, a fronte di fatture in cui è vietata inserire la voce Inpgi, l’istituto di previdenza sociale giornalistica….
…se una donna rimane incinta la Rai potrà valutare l’incidenza della gravidanza sulla produttività della lavoratrice e, se questa ne risultasse compromessa, si riserva sostanzialmente di risolvere il contratto..” (fonte)